IL BON TON e le regole della convivialità
Per il primo articolo, in collaborazione con il Maestro Dott Alberto Presutti, ho chiesto lui di parlarci delle regole da assumere al ristorante. Ecco la sua risposta. Facciamone tesoro, sono perle di savoir vivre!
La buona convivialità è comunicazione efficace di se stessi agli altri. A tavola si comunica se stessi, la propria educazione, il proprio gusto. Pertanto se vi è un rischio, nello spezzare il pane con gli altri commensali, è quello di farsi notare per la mancanza di stile e di buone maniere, lacune che rovineranno, in tutti i casi, la convivialità stessa.
Quando si siede a tavola, chiunque tende ad abbassare le proprie difese, scoprendosi. E’ in quel preciso momento che emerge la conoscenza o meno delle regole del Galateo che se interiorizzate, armonizzano la convivialità quanto altrimenti la rendono intollerabile.
Il Bon Ton, già fa riferimento alla postura che sarà eretta, le gambe raccolte sotto la sedia e mai allungate a tentar rilassamento, ai gomiti mai appoggiati sul tavolo che indicano noia e con il tovagliolo che spiegato con leggerezza sulle ginocchia solo dal momento in cui si inizierà, perlomeno, a servirsi da bere.
Sarà l’uomo che entrerà per primo nel ristorante, accertandosi che tutto è a posto, e che, poi, a tavola, con eleganza ed armonia di gesto, servirà da bere alla propria compagna, la quale se astemia avrà solo da dire: ”No grazie!” e non da posare, a schermatura, la mano sul bicchiere del vino.
Le posate saranno sempre maneggiate con levità, mai gesticolando con esse in mano, cosa tra l’altro anche assai pericolosa.
Nella convivialità, il Bon Ton ribadisce che il “cellulare” come qualsiasi altro oggetto non pulito, per igiene, non può trovare asilo sulla tavola apparecchiata.
Consiglio fondamentale del Bon Ton, infine, è che nella conversazione a tavola sarà bene astenersi dal trattar argomenti che possano disturbare la sensibilità dei commensali o creare discussioni, quali, per esempio, la religione, la politica, il tifo calcistico, o tematiche quali morti, malattie, o tali da stomacare, oltre naturalmente dall’evitare di fare pettegolezzi e gaffe spesso, da qualcuno, scambiati per semplici, argute confidenze, sempre poi, con malizia riferite a persone assenti.
Maestro Alberto Presutti
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